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Via dell’Impero

Via dell'Impero ultimata - ritaglio

La Via dell’Impero, oggi Via dei Fori Imperiali dal Vittoriano al Colosseo, è una strada a cui il fascismo voleva dare grande significato storico e urbanistico per la città di Roma. Il nome evocava direttamente la grandezza dell’antica Roma, con l’esplicito intento di associarla alla grandezza del regime fascista. La sua realizzazione fu un progetto ambizioso, strettamente legato alla visione dell’espansione di Roma verso il suo litorale, sintetizzata nello slogan “Roma al mare” che però era già un progetto anteriore al fascismo (vedi Via del Mare).

Gi interventi nell’area dei Fori Imperiali infatti hanno radici antiche, già al tempo della dominazione francese, tra il 1809 e il 1813, vengono elaborati due progetti di sistemazione: il primo denominato “Passeggiata” che deve unire il Foro al Colosseo e l’altro “Jardin du Capitole” del 1813 ad opera di Louis Martin Berthault che prevedeva di utilizzare l’asse del Foro Romano come collegamento nord-sud.

La zona dove sarà realizzata Via dell’Impero, prima dei lavori di demolizione

Iniziata nel contesto dei grandi interventi urbanistici promossi durante il periodo fascista, la Via dell’Impero fu concepita per collegare il centro politico della città, in prossimità del Campidoglio, con le aree di nuova espansione verso i monti e il mare. Originariamente infatti doveva chiamarsi “Via dei Monti”, per congiungere rapidamente con una strada adatta al traffico automobilistico piazza Venezia con il Colosseo, il Celio, l’Esquilino e il Laterano, in previsione dell’espansione della città verso i Castelli. Fu successivamente ribattezzata “Via dell’Impero” poi, dal dopoguerra, è diventata “Via dei Fori Imperiali”: da non confondersi con “Via Imperiale” (l’asse viario che doveva unire Roma con l’EUR e poi con il mare) che fu un progetto più ampio, in parte corrispondente all’attuale Via Cristoforo Colombo.

Il progetto per isolare l’area dei Fori Imperiali fu approvato nel 1924 e affidato al senatore Corrado Ricci, promotore dell’idea sin dal 1911. Dopo le prime espropriazioni nel 1926, non era ancora chiaro se si sarebbe tagliata la collina Velia. Nel 1930 Ricci, allora a capo delle Antichità e Belle Arti, iniziò le demolizioni vicino ai Fori di Traiano, Augusto e Nerva, già pensando alla futura via dell’Impero. Tuttavia, il piano regolatore del 1931, pur restando in vigore fino al 1958, non prevedeva né la costruzione della nuova via né la distruzione della Velia e si discuteva come aggirarla. Nonostante ciò, nell’autunno dello stesso anno si avviarono i lavori e i primi sondaggi sulla collina per appurare se ci fossero reperti archeologici di rilievo.

Lavori sulla collina Velia

Dopo la morte di Ricci nel ’34, secondo Antonio Muñoz che nel frattempo aveva preso il posto di Ricci, l’idea di aspettare gli esiti degli scavi per stabilire il tracciato sarebbe stata troppo dispendiosa e avrebbe paralizzato la città, perciò prese la decisione finale e propose un asse stradale rettilineo verso il Colosseo, eliminando la collina Velia. La nuova soluzione fu sottoposta dal governatore di Roma Boncompagni Ludovisi a Mussolini riscuotendo la sua piena approvazione: l’asse della nuova strada perfettamente rettilineo avrebbe realizzato infatti l’impatto scenografico e simbolico degno della nuova Roma da lui immaginata.

Gli scavi e le demolizioni furono documentati con una campagna fotografica (oggi conservata presso il l’Archivio Fotografico del Museo di Roma) voluta dal Governatorato del Comune di Roma. Furono rimosse le case che nascondevano i Fori Imperiali, trasformando radicalmente il paesaggio urbano tra Piazza Venezia e il Colosseo. Questi interventi interessarono aree ricchissime di storia, tra cui la zona del Tempio di Venere e Roma, la Basilica di Massenzio (o di Costantino), e aree prossime a strade esistenti come Via Cavour, Via del Tempio della Pace e Via del Colosseo.

I lavori su Via dell’Impero dopo le demolizioni

Parte integrante del progetto della Via dell’Impero fu l’installazione di carte geografiche marmoree che illustravano l’estensione dell’Impero Romano. L’idea fu proposta nel 1933 dall’ingegnere Santo Grasso Puglisi al governatore di Roma. L’incarico di realizzarle fu affidato ad Antonio Muñoz. Le carte furono realizzate utilizzando marmi preziosi e colorati scelti personalmente da Muñoz: Cipollino antico per il mare, pietra di Trani per le province romane e marmo nero lucido per le terre esterne al dominio romano. Inizialmente pensate per il muro di contenimento vicino a Villa Rivaldi, furono poi collocate sul muro sotto la Basilica di Massenzio, dove vennero inaugurate il 21 aprile 1934. Successivamente, fu aggiunta una quinta carta dedicata all’Impero dell’Italia fascista, poi tolta dopo il ’45.

La quinta tavola ora rimossa e custodita presso il Museo della Civiltà Romana

Via dell’Impero viene inaugurata solennemente il 28 ottobre del 1932 in occasione del decennale della marcia su Roma e le cronache dell’epoca riferiscono trionfalmente i dati della costruzione: alla strada larga trenta metri e lunga novecento metri avevano lavorato 1500 operai dell’impresa Federici, erano stati asportati 300.000 metri cubi di roccia e terra, 2203 i vani abbattuti, 746 le famiglie trasferite di cui 179 alloggiate nelle case popolari e del Governatorato a Val Melaina e via Vitellia, a Tormarancia e Primavalle.

Via dell’Impero a lavori ultimati
Via dell’Impero a lavori ultimati
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