Il Ponte dei Santi Filippo e Giacomo, conosciuto anche come Ponte dei Leoni o in antico come Ponte degli Archi, rappresenta un’antica e significativa struttura di Ascoli Piceno. Attraversando il fiume Tronto, collega i quartieri di Porta Maggiore e Monticelli, situati nella zona est della città, e fa parte dell’antico percorso della Via Salaria, rimasto in uso fino alla realizzazione della circonvallazione nord negli anni Sessanta. Lungo 147 metri e con un’altezza di 22 metri dal livello dell’acqua, il ponte è una testimonianza preziosa della storia e dell’architettura locale.
Il nome del ponte deriva da una piccola chiesa ubicata nelle vicinanze, oggi sconsacrata e convertita in civile abitazione, originariamente intitolata alla Madonna del Ponte.

La costruzione del ponte
La costruzione del ponte medievale risale al 1378, sebbene alcune testimonianze la collochino nel maggio 1380. La sua realizzazione fu dettata dalla crescente importanza del tracciato della Salaria che connetteva Ascoli al mare, specialmente dopo la definitiva concessione del porto da parte di Papa Giovanni XXII nel 1323 (già nel 1245, Federico Ruggero di Hohenstaufen, noto come Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero, dava in concessione alla città di Ascoli l’area attigua alla foce del fiume Tronto con l’obiettivo di fornire all’antico centro uno sbocco al mare con un proprio porto). Il ponte, insieme al Ponte Maggiore sul Castellano, fu essenziale per un nuovo tracciato “trionfale” che garantiva un’immissione più diretta al nucleo urbano. Fu voluto dal governatore Gomez Garcia Albornoz, conte della città per nomina di Papa Urbano V. La struttura originaria, presumibilmente con tre archi a tutto sesto sull’alveo di magra, fu completata nel 1418.

Gli interventi dopo le piene del Tronto
Nel 1453, il Ponte degli Archi subì gravi danni a causa di una piena del Tronto, che interessò in particolare le arcate sull’alveo di magra. La ricostruzione fu intrapresa con difficoltà economiche e organizzative, con la raccolta fondi avviata nel 1462 e sostenuta da diversi pontefici, tra cui Pio II, Paolo II e Sisto IV. I lavori di restauro furono assunti a partire dal 1470 dalla direzione di Bartolomeo di Mattiolo (o Mattioli) da Torgiano, un esperto capomastro noto per la sua abilità nelle strutture a volta e nella scultura architettonica. Il suo intervento, concentrato sull’alveo di magra (la parte del letto del fiume che rimane bagnato anche nel periodo di poca portata dell’acqua), portò alla realizzazione delle cinque arcate a sesto acuto che ancora oggi caratterizzano quella sezione del ponte. Queste arcate, sebbene percepite come “medievali”, riflettevano in realtà il genio rinascimentale di Mattioli e la tradizione edilizia perugina. La presenza dello stemma di Papa Sisto IV (1471-1484) sul lato a valle del ponte, tra il secondo e il terzo arco sestiacuto, conferma il completamento di questa fase di restauro, conclusasi definitivamente nel 1477.
Successivi eventi richiesero ulteriori interventi. Nel 1528 un nuovo crollo di un’arcata portò a un restauro e a modifiche architettoniche tra il 1545 e il 1553, diretti da maestranze lombarde. Nei secoli seguenti, il ponte fu adattato alle crescenti esigenze del traffico veicolare. Un intervento significativo avvenne tra il 1849 e il 1850, quando l’ingegnere Gabriele Gabrielli rialzò e ampliò la carreggiata utilizzando una struttura ad archi pensili impostati su mensoloni.

Gli interventi della A.A.S.S. e la ciclabile
La trasformazione più evidente si ebbe nel 1932, durante il ventennio fascista, quando il ponte fu nuovamente ristrutturato dall’A.A.S.S. (Azienda autonoma statale della strada, l’odierna ANAS). In questa occasione, fu sopraelevato e allargato, con l’aggiunta di lunette laterali e la realizzazione dei severi leoni in pietra – due per ogni accesso – che riportano la sigla “AASS”, da cui deriva il nome popolare di Ponte dei Leoni.
Anche in tempi più recenti, il ponte ha continuato a essere oggetto di manutenzione e miglioramenti. Nel 2016 sono stati eseguiti lavori di restauro e miglioramento sismico, adeguando la carreggiata a doppio senso di marcia e realizzando una nuova corsia separata ciclopedonale sul lato sud della struttura.

L’architettura
Architettonicamente, il Ponte dei Santi Filippo e Giacomo è un ponte ad arco realizzato con conci squadrati di travertino. È composto da sei archi: cinque a sesto acuto sull’alveo di magra e un’ampia arcata a tutto sesto in corrispondenza del fiume. L’adozione dell’arco a sesto acuto, insolita per un ponte rinascimentale, non era un limite ma un elemento di forza, tipica della maestria di Bartolomeo Mattioli e delle consuetudini costruttive umbre, dove l’arco acuto permetteva di gestire aperture di ampiezze poco pronunciate e altezze diversificate mantenendo la stessa linea di imposta. Questo principio, legato alla distribuzione dei carichi dall’alto verso il basso, è alla base delle “schienate d’asino” di molti ponti medievali e rinascimentali.