Il Ponte Leproso è uno dei monumenti più antichi e significativi della città di Benevento, rappresentando una testimonianza viva della straordinaria ingegneria stradale dell’antica Roma e del ruolo strategico di Benevento lungo le principali vie di comunicazione dell’Impero. Situato all’estremità meridionale della città, attraversa il fiume Sabato, un affluente del fiume Calore. Il ponte costituiva un punto cruciale della Via Appia, la “regina viarum”, collegando Roma al porto di Brindisi, la porta verso l’Oriente, e serviva da ingresso meridionale alla città per viaggiatori e commercianti provenienti dalla Puglia e dal resto del Sud Italia.

Storia ed evoluzione del nome
Le origini esatte della costruzione del ponte non sono determinate con precisione. Alcune fonti indicano la sua edificazione nel III secolo a.C. dal censore Appio Claudio Cieco, in occasione dell’apertura della Via Appia, forse riutilizzando un precedente ponte dei Sanniti. Altre fonti suggeriscono una datazione al I secolo a.C. o non molto dopo la fondazione della colonia romana di Benevento nel 268 a.C., quando la Via Appia fu prolungata da Capua.
Il nome antico del ponte era Ponte Marmoreo (o Lapideo nei documenti), attestato per la prima volta in un diploma di concessione del 1071, poiché era rivestito in travertino. Il nome attuale, “Ponte Leproso”, compare per la prima volta in un documento del luglio 830, in relazione alla fondazione di un ospizio nelle sue vicinanze. La tradizione più diffusa vuole che il nome derivi da un lebbrosario o ospedale per lebbrosi attivo in epoca medievale nei pressi del ponte, dove i malati, esclusi dal centro cittadino, si rifugiavano. Tuttavia, non esistono fonti certe che confermino l’esistenza di tale lebbrosario, e il nome potrebbe anche derivare da una corruzione linguistica di un termine più antico o dalla scabrosità delle superfici lapidee del ponte. Nel XIX secolo, fu chiamato anche Ponte di San Cosimo, per la vicinanza alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano.

Nel corso dei secoli, il ponte ha subito numerosi rimaneggiamenti. Fu probabilmente restaurato nel periodo compreso tra il 367 e il 375 d.C., quando gli imperatori Valentiniano I, Valente e Graziano regnavano congiuntamente, come testimoniano frammenti di iscrizioni reimpiegate. Sebbene incerta, una tradizione locale narra che due delle sue arcate furono distrutte dai Goti di Totila durante il saccheggio di Benevento nel 545 d.C., venendo poi ricostruite. Nel marzo 1077, una concessione del principe Landolfo VI a Dacomario per la realizzazione di canali e mulini a fianco del fiume Sabato portò a modifiche significative alla struttura.
Una delle ricostruzioni più rilevanti avvenne nel 1712, ad opera dell’architetto napoletano Giovan Battista Nauclerio, in seguito ai gravi danni causati dal terremoto del 1702. Questo intervento conferì al ponte uno stile classico-revival e incluse vari elementi di recupero di età romana.
Caratteristiche architettoniche
Il Ponte Leproso è realizzato in opus latericium (mattone romano) e pietra locale, con arcate a tutto sesto, tipiche dell’architettura romana. Le sue dimensioni attuali sono più contenute rispetto alla struttura originaria.
Nella sua configurazione attuale, il ponte presenta sei luci di ampiezza diseguale. Le quattro arcate dalla parte meridionale (verso la contrada Santa Clementina) sono interamente frutto della ricostruzione settecentesca di Nauclerio. Queste arcate sono leggermente meno ampie di quelle originali (8.30-8.36 m). Le due arcate più a nord, più vicine al centro cittadino, sono più antiche, sebbene ampiamente alterate. Rivelano che il ponte in età classica era costruito interamente nella cosiddetta opus pseudisodoma, ovvero in grossi blocchi lapidei squadrati ma posti in filari irregolari, con facce a vista grossolanamente sbozzate.

Lo studio dettagliato di Almerico Meomartini alla fine del XIX secolo stabilì che l’arcata più a sinistra è un’aggiunta settecentesca (larga 5.35 m, posta di sbieco) resa necessaria per contrastare l’erosione del letto del fiume, ristretto dall’installazione dei mulini. Dalle parti più antiche superstiti, Meomartini concluse che il ponte classico doveva consistere di cinque arcate uguali di 8.70 m di ampiezza. Tuttavia, dopo il terremoto del 1688, fu ricostruito con quattro arcate, o fu ridotto da cinque a quattro dopo il terremoto del 1702.
Solo uno dei piloni originali della struttura primaria rimane, costruito in opus quadratum (opera quadrata) con superfici a vista sbozzate “a bugne rustiche”. Questo pilone, insolitamente ampio e con un paramento murario irregolare, ingloba numerosi elementi di reimpiego e iscrizioni. Tra queste, una significativa iscrizione riguarda le iniziative di Vatinio, un ciabattino beneventano che celebrò giochi gladiatori in onore di Nerone.
La Via Appia nei dintorni del ponte
Il Ponte Leproso era il punto di accesso della Via Appia a Benevento, provenendo da Capua. Nel tratto in arrivo al ponte dalla direzione di Caudium, la Via Appia passava accanto alla chiesa di Santa Clementina (costruzione ottocentesca su ruderi romani) e a nuclei di due monumenti funerari. Scavi condotti da Meomartini rivelarono un ulteriore mausoleo sotto i gradini della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, dimostrando che la Via Appia, nel suo ingresso a Benevento, era fiancheggiata da numerosi monumenti funerari.
Meomartini identificò anche un breve segmento superstite di lastricato della Via Appia, con una carreggiata larga 4 metri pavimentata in blocchi lapidei poligonali e camminamenti pedonali acciottolati larghi 1.80 metri. La strada si biforcava in prossimità di questo tratto: un ramo usciva dalla città verso l’attuale contrada Pantano, l’altro l’attraversava per proseguire verso Brindisi, deviando in corrispondenza dell’anfiteatro romano. In tempi successivi, l’Appia sarebbe entrata in città attraverso l’area della futura Porta San Lorenzo, lambendo il criptoportico dei Santi Quaranta.
Il Ponte Oggi
Oggi, il Ponte Leproso è un punto di interesse storico e turistico visitabile di Benevento. Il traffico veicolare è stato interdetto dal 2004, rendendolo accessibile solo ai pedoni. Camminare sul ponte significa intraprendere un viaggio nel tempo, ripercorrendo lo stesso cammino di legioni romane, vescovi medievali e popolazioni migranti. La sua conservazione è tutelata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_Leproso
Romano Impero: https://www.romanoimpero.com/2020/08/ponte-leproso.html
Club Unesco Benevento: https://www.clubunescobenevento.it/tesori-di-benevento/ponte-leproso