Sulla Strada Statale 5 “Tiburtina”, poco dopo aver lasciato Tivoli e in direzione dell’odierna Vicovaro, al km 42.300, accanto alla strada c’è un’imponente testimonianza dell’architettura funeraria romana: il monumento sepolcrale di Caio Menio Basso.
Scritta sulla lapide marmorea:
C.MAENIO C.F. CAM.
BASSO
AEDILI IIII VIRO MAG.
HERCULANEO ET AUGUSTALI
PRAEFECTO FABRUM
M.SILANI M.F. SEXTO
CARTHAGINIS
TR. MIL. LEG. III AUGUSTAE
QUINQUENNALI
Chi era Caio Menio Basso?
Caio Menio Basso non era una figura qualsiasi, bensì un personaggio di spicco e un eminente cittadino di Tivoli (l’antica Tibur), afferente alla Gens Camilia. La sua iscrizione funeraria, posta sulla parte frontale del sepolcro, ci rivela dettagli significativi della sua illustre carriera e della sua vita, un vero e proprio cursus honorum.
Rivestì cariche pubbliche di rilievo, inclusa quella di consigliere del collegio che a Tivoli dava gli incarichi di sicurezza. A livello militare, fu prefetto dei fabbri di M. Silano a Cartagine e tribuno della III legione augustea. Un’altra fonte lo indica come prefetto del genio sotto l’imperatore Augusto in Siria, un incarico che testimonia la sua competenza ingegneristica e la fiducia imperiale.
Sebbene la sua professione sia indicata come muratore, la magnificenza del suo sepolcro suggerisce che potesse essere proprietario di una notevole impresa edile. Questa posizione militare e ingegneristica lo portò lontano da Roma, ma la sua memoria fu perpetuata nella sua terra d’origine.
Il monumento: architettura e significato
Il monumento può essere datato alla metà del I secolo d.C. ed è generalmente ascritto al periodo augusteo (fine I secolo a.C. – inizio I secolo d.C.). E’ un esempio notevole di sepolcro a tumulo su base quadrata, una tipologia diffusa nel periodo tardo repubblicano e primo imperiale, qui reinterpretata con una sorprendente monumentalità. La struttura si compone di un alto basamento in opera quadrata di blocchi di travertino, materiale abbondante e pregiato della zona di Tivoli, che gli ha conferito robustezza e durabilità. Originariamente, su questo basamento poggiava un corpo cilindrico, forse coperto da un tumulo di terra e vegetazione, come usava per i mausolei di ascendenza etrusca.
L’attuale aspetto del monumento è anche frutto di un intervento di ristrutturazione avvenuto nel 1825, durante i lavori per la realizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara. Questo ha portato a un “assemblaggio di materiali, anche moderni”. La lapide centrale è posta tra due colonne piatte che ricordano artigli di leone, e alla sommità sono presenti teste di Medusa con i capelli-serpenti. Il monumento è attualmente circondato da una grata di ferro e non è facile visitarloin quanto è posto proprio sul ciglio della strada in prossimità di una curva e senza spazio per una visita a piedi in sicurezza.
La scelta di una posizione così visibile lungo un’arteria di comunicazione importante come la Via Tiburtina non era casuale. I monumenti funerari posti lungo le strade consolari avevano la funzione di affermare il prestigio sociale della famiglia del defunto, di ricordarne le gesta ai passanti e di garantire una sorta di immortalità attraverso la memoria collettiva. Il transito costante di persone manteneva vivo il ricordo del personaggio onorato.








