Subito dopo la restaurazione a seguito della Battaglia di Tolentino, con il ritorno di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie, nel 1816 l’Intendente della Provincia, Giuseppe Caracciolo, marchese di Sant’Agapito, ebbe la felice l’idea di realizzare una strada di collegamento tra la città di Chieti (Teate per gli antichi romani) e la propria pianura.
Scartate varie altre proposte, affidò ad Eugenio Michitelli, teramano, ingegnere di prima classe del Corpo Reale di Ponti e Strade e lavori d’Acque (il Genio Civile dell’epoca), il compito di progettare e dirigere i lavori per un tracciato stradale che, partendo dalla chiesa della Madonna degli Angeli (ossia dalla piana degli Asini, come viene ancora ricordata nella tradizione orale, storpiando nella pronuncia e nel significato il riferimento all’antica ed illustre gens Asinia), costeggiando il crinale che scende parallelo al Fosso Santa Chiara, andasse verso la pianura sottostante. L’impresa appaltatrice fu quella di Carlo Petrini e dopo due anni (primi mesi del 1818) la traversa era stata realizzata al costo di 18mila ducati.
Per celebrare l’evento, il Caracciolo fece innalzare una colonna all’incrocio della nuova strada con la via di fondovalle, la medievale Strada Salara, che ormai già nel decennio francese aveva acquistato il ruolo che nei tempi passati aveva avuto la consolare Claudia Valeria che saliva a Chieti.
Il disegno del monumento è dello stesso Ing. Michitelli che aveva progettato la strada, chi lo realizzò fu lo scalpellino Evangelista Gizzarelli da Pescocostanzo, residente in Lettomanoppello e proprio di pietra bianca della Majella è costituito il cippo lapideo.
Esso si compone di un basamento a gradoni dal quale si eleva un cilindro, sulla cui sommità è posto un prisma esagonale, che a sua volta funge da base di altro prisma, dalle dimensioni ridotte, sormontato da una sfera. Nelle raccolte di epigrammi teatini di Gennaro Ravizza sono riportate ben tre iscrizioni in latino fatte incidere nel 1818 a ricordo dell’apertura della strada e della sua importanza: una prima composta dal cavalier Francesco Maria Avellino, una seconda da Giuseppe Castaldi, giudice della Gran Corte Civile di Napoli, ed una terza, a nome dell’intera cittadinanza teatina, apposta su una piramide, non è chiaro se trattasi di altro cippo ovvero se si allude ad una parte di questo monumento non più esistente
La presenza di un collegamento stradale diretto con la Città suggerì nel 1873 la costruzione della Stazione ferroviaria proprio in prossimità di quell’incrocio segnato dalla “colonnetta”; da lì prese avvio un irrefrenabile sviluppo urbanistico che portò nel corso dei decenni successivi alla crescita dell’odierna Chieti Scalo.
Testo di https://parolmente.it/ La colonnetta a Chieti