Nei pressi della Via Salaria, ad Antrodoco, piccolo comune incastonato tra i monti della provincia di Rieti al km 1,100 della Strada Statale 17 “dell’Appennino Abruzzese”(quella che oggi si ritiene fosse il vecchio tracciato romano della via Cecilia), si trova una curva che porta con sé il peso della leggenda: la Curva Taruffi. Non è un semplice tornante stradale, era una curva parabolica, è un simbolo, che lega il borgo di Antrodoco al mito delle corse d’epoca e alla figura di uno dei più grandi piloti italiani del Novecento, Piero Taruffi.
La curva prende il nome proprio dal celebre “ingegnere volante”, soprannome di Taruffi (con l’avanzare dell’età il sopranome divenne “volpe argentata”), che lungo questo tratto di strada affrontò una delle edizioni più dure della Mille Miglia, la storica gara di durata che si correva su strade aperte da Brescia a Roma e ritorno. Antrodoco era uno dei passaggi chiave lungo il tracciato, e proprio qui la guida doveva coniugare abilità tecnica e coraggio, districandosi tra curve strette e velocità elevate.
La Mille Miglia e Antrodoco
La Mille Miglia, nata nel 1927, fu una delle corse più epiche e pericolose della storia dell’automobilismo. Un evento capace di unire l’Italia, portando rombi di motori, odore di benzina e sogni di velocità anche nei borghi più remoti. Antrodoco era tra i paesi attraversati dalla corsa, e ogni anno si trasformava in un’arena a cielo aperto, con folle di spettatori assiepati ai margini della strada, incantati dal passaggio delle auto leggendarie.
La Curva Taruffi rappresenta ancora oggi un frammento autentico di quella memoria collettiva. L’intitolazione non è solo un omaggio a un grande campione, ma anche un riconoscimento al legame profondo tra territorio e storia motoristica. Il tornante è stato oggetto di restauro ed è ancora visibile, immerso nel paesaggio dell’Appennino, e regala a chi lo percorre un senso di sfida, bellezza e nostalgia.