Pietra in granito, commemorativa della costruzione del Villaggio Olimpico a Roma realizzato in occasione delle Olimpiadi del 1960.
Il 30 ottobre 1957 a conclusione di una serie di precedenti riunioni in cui erano state prese in esame varie soluzioni, l’apposita commissione, presieduta dal ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, sceglieva per la costruzione del Villaggio Olimpico la zona denominata “Campo Parioli”, a nord di Roma nel quartiere Flaminio.
Per la scelta del luogo, si optò per un’area in posizione non periferica, “Campo Parioli”, vicino agli impianti del Foro Italico e dell’Acqua Acetosa e si rivelò una decisione giusta poiché con essa si potevano soddisfare tre urgenti necessità della capitale: offrire l’ospitalità agli atleti della XVII Olimpiade, realizzare un imponente complesso residenziale per il ceto medio, bonificare una zona dove centinaia di famiglie vivevano in condizioni disagiate.
Tutta l’opera ebbe un costo di 8 miliardi e divenne dopo il 1960 “La città dei diecimila” (appellativo che fu dato inizialmente al complesso ma mai fatto proprio dai romani.
Il 10 maggio 1958 fu dato inizio ai lavori con la solenne cerimonia della posa della prima pietra: una pergamena con le firme delle autorità e dei progettisti fu introdotta nell’interno di un Cippo romano antico su cui fu incisa la dizione “Villaggio Olimpico 1960“. Il cippo Romano è situato al centro del Villaggio Olimpico le cui vie sono intestate ai grandi benemeriti dell’idea olimpica e ai più valorosi campioni olimpici del passato.
Il villaggio, costruito dalla I.N.C.I.S. sul progetto degli architetti Vittorio Cafiero, Alberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti, fu portato a termine a tempo di primato per l’azione del Ministero dei Lavori Pubblici, della collaborazione del Comune e del CONI.
Tratto da “50 anni fa, la nostra Olimpiade” – Notiziario APEC, Associazione Pensionati CONI