Nato ad Albano Laziale il 12 ottobre 1906, Piero Taruffi fu pilota di auto e moto (ma anche di bob e altri sport), ingegnere, collaudatore e innovatore. Corse per Alfa Romeo, Mercedes, Bugatti, Chevrolet, Lancia e Ferrari, partecipando anche a gare di moto negli anni ’30. Oltre ad aver vinto in tutto il mondo, fu protagonista nella Carrera Panamericana, nei Grand Prix, e nei grandi raid internazionali, distinguendosi non solo per il talento alla guida, ma anche per l’approccio scientifico alle gare: studiava l’aerodinamica, disegnava prototipi e brevettava soluzioni tecniche. La sua carriera toccò tutte le grandi sfide dell’epoca, dalle gare in circuito alla Carrera Panamericana in Messico, ma fu nella Mille Miglia del 1957 che scrisse la pagina più gloriosa della sua vita da pilota. Piero Taruffi ha “smesso di correre” a Roma, il 12 gennaio 1988.
Piero Taruffi vince l’ultima edizione delle Mille Miglia nel 1957
Piero Taruffi era uno dei veterani delle corse automobilistiche. Ingegnere meccanico di formazione, pilota per passione, aveva corso in ogni tipo di competizione, dalle gare su circuito come la Targa Florio e il Nürburgring, alla temutissima Carrera Panamericana in Messico. Ma fino al 1957, gli era mancato un sigillo: la Mille Miglia. In quell’ultima edizione della corsa – interrotta proprio dopo quell’anno per l’incidente (vedi sotto) – Taruffi trionfò al volante di una Ferrari 315 S con il numero 535 (oggi esposta nel Museo Ferrari), percorrendo i 1.600 chilometri in poco più di 10 ore. Aveva 51 anni e, come promesso alla moglie Isabella, si ritirò dalle competizioni subito dopo quella vittoria.
Il trionfo di Taruffi fu quindi al tempo stesso una vittoria storica e un commiato doloroso. Quel giorno vinse con un tempo di 10 ore, 27 minuti e 47 secondi, a una media di oltre 150 km/h. Dietro di lui si piazzarono Wolfgang von Trips (Ferrari 315 S) e Olivier Gendebien (Ferrari 250 GT), completando un podio tutto firmato Maranello. Ma la notizia non fu solo la tripletta Ferrari: era la fine di un’epoca.
L’autodromo di Vallelunga è intitolato a Piero Taruffi che Taruffi stesso ha progettato nel 1957 per ampliarlo e trasformarlo da circuito in terra, in pista vera e propria in cemento.

L’incidente della Ferrari n. 531 e la fine delle Mille Miglia
Nel pomeriggio di domenica 12 maggio 1957, durante le fasi conclusive della XXIV Mille Miglia, la Ferrari 335 S nº 531, condotta dal pilota spagnolo Alfonso de Portago e dal copilota statunitense Edmund Gurner Nelson, percorreva il lungo rettilineo tra Cerlongo e Guidizzolo, sulla strada napoleonica che collega Mantova e Brescia, oggi nota come strada statale 236 Goitese. Si trattava dell’ultima porzione di gara prima del traguardo di Brescia; la vettura viaggiava a una velocità di oltre 250 km/h, come del resto erano solite fare praticamente tutte le auto che partecipavano alla Mille Miglia in quel tratto di strada.
Alle ore 16:04, nei pressi dell’abitato di Guidizzolo, in località Corte Colomba, nel territorio del comune di Cavriana, la vettura di de Portago riportò improvvisamente lo scoppio di uno pneumatico causato da un limitatore di carreggiata, sbandò, finì nel fossato sulla destra e “rimbalzò”, saltando l’intera carreggiata e schiantandosi sul ciglio sinistro, ove era assiepato molto pubblico. L’incidente provocò la morte degli occupanti della vettura e di nove spettatori, tra cui cinque bambini, oltre a numerosi feriti.
L’incidente provocò l’abolizione definitiva delle Mille Miglia.

Un’eredità tecnica e umana
Piero Taruffi si ritirò come promesso alla moglie, ma non smise mai di occuparsi di motori. Scrisse il celebre libro “Tecnica e pratica della guida automobilistica”, ancora oggi considerato una bibbia per piloti e appassionati. Il suo contributo al mondo delle corse non fu solo agonistico, ma anche culturale e scientifico.
Nel tempo, la figura di Taruffi è stata celebrata non solo per i successi in pista, ma per l’umanità, la correttezza e l’approccio pionieristico che ha portato in un mondo spesso dominato dall’istinto più che dal ragionamento.
Piero Taruffi, l’ingegnere-pilota dei record
La storia del bisiluro “TARF 1” progettato da Taruffi