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Via dell’Impero, poi Via dei Fori Imperiali

Via dell'Impero, statua di Giulio Cesare

L’attuale Via dei Fori Imperiali, una delle strade più scenografiche di Roma che collega Piazza Venezia al Colosseo, ha una storia complessa e affonda le sue radici in progetti urbanistici precedenti al regime fascista che le diede il nome originale di Via dell’Impero.

Le Origini del Progetto

L’idea di aprire una strada che unisse l’area di Piazza Venezia al Colosseo era già presente nei piani regolatori romani del 1873, 1883 e 1909. Questo tipo di intervento rientrava in una tendenza urbanistica diffusa in Europa alla fine del XIX secolo, che prevedeva l’apertura di ampie arterie di collegamento nei centri storici tramite lo “sventramento” del tessuto edilizio preesistente.

Via dell'Impero prima dei lavori di sbancamento
Via dell’Impero prima dei lavori di sbancamento

Dopo che Roma divenne capitale d’Italia nel 1870, furono realizzate strade come Corso Vittorio e Via Nazionale. Seguendo questa logica, nel 1911, Corrado Ricci aveva ideato un progetto che anticipava l’intento di riportare alla luce i resti dei fori imperiali.

La Visione Fascista e Mussolini

La costruzione di Via dell’Impero fu avviata per decisione di Benito Mussolini, sebbene basata su progetti precedenti. L’obiettivo era duplice: creare un’arteria che unisse il Colosseo al Vittoriano, considerati i monumenti più rappresentativi della Roma Antica e della Roma postunitaria, e, contestualmente, affrontare i problemi di viabilità e traffico della città, collegando il centro con i nuovi quartieri periferici meridionali.

Mussolini con piccone ei pressi di via dell'Impero
Mussolini con piccone nei pressi di via dell’Impero

Per il regime fascista, l’apertura della strada rivestiva anche un’importanza ideologica fondamentale. La romanità era un tema centrale nella propaganda fascista, e la strada, insieme al riportare alla luce i resti dei fori imperiali, simboleggiava la rinascita della romanità. Mussolini era noto per la sua avversione per i quartieri vecchi e fatiscenti, e utilizzò il “piccone” negli anni Venti per “liberare” Roma da tali costruzioni, mirando a dare spazio alle antiche vestigia che considerava soffocate. Voleva una Roma più moderna, attraente, maestosa e cosmopolita, che preservasse la monumentalità antica e si aprisse al progresso. Questa sovrapposizione tra gli italiani contemporanei e gli antichi Romani, e tra lo stato fascista e l’Impero Romano, fu un elemento chiave della propaganda del regime.

Progettazione e Costruzione

Inizialmente, la nuova arteria stradale era chiamata “Via dei Monti”. Il progetto faceva parte di un tracciato più ampio che avrebbe dovuto collegare Piazza Venezia, il Colosseo e il Laterano, per poi proseguire lungo l’Appia Nuova verso i Castelli Romani e i Monti Albani.

Nonostante il Piano Regolatore approvato nel 1931 non prevedesse esplicitamente una nuova arteria nell’area dei Fori Imperiali, i lavori per la sua realizzazione ebbero inizio il 28 ottobre 1931, in occasione del nono anniversario dell’era fascista.

Via dell'Impero, lavori in corso
Via dell’Impero, lavori in corso

Il progetto originario prevedeva una deviazione all’altezza della collina della Velia, ma gli uffici tecnici del Governatorato di Roma, rivedendo il piano, optarono per un percorso più lineare, un rettilineo tra il Vittoriano e il Colosseo. Questa decisione comportò lo sbancamento della collina della Velia e la demolizione del quartiere Alessandrino. Antonio Muñoz, direttore della X Ripartizione ‘Antichità e Belle Arti’ per volere del Governatore Francesco Boncompagni Ludovisi, ricoprì un ruolo chiave e fu anche l’architetto che realizzò i pannelli marmorei con le carte geografiche dell’espansione dell’Impero Romano.

Via dell'Impero, carte geografiche
Via dell’Impero, carte geografiche

La costruzione della strada fu incredibilmente rapida e fu completata in poco più di un anno. I lavori, iniziati nel luglio 1931, impiegarono circa 1500 operai dell’impresa Federici, che rimossero centinaia di migliaia di metri cubi di roccia e terra e abbatterono numerosi edifici residenziali. Sebbene l’arteria principale fosse pronta per l’inaugurazione nel 1932, le demolizioni per la sua realizzazione terminarono solo nell’aprile del 1933, e la distruzione del quartiere Alessandrino si concluse completamente nel 1936. Gli abitanti sfollati furono trasferiti, spesso contro la loro volontà, nelle nuove borgate costruite alla periferia di Roma.

Via dell'Impero, veduta aerea
Via dell’Impero, veduta aerea

Durante gli scavi, vennero alla luce resti murari, decorazioni, lastre marmoree, statue e materiali ceramici di epoca romana. Tra le scoperte più particolari vi fu quella delle ossa fossili di un elephas antiquus italicus. Il Governatorato di Roma commissionò una campagna di documentazione per gli scavi archeologici.

Inaugurazione e Significato

La strada fu ufficialmente inaugurata da Mussolini il 28 ottobre 1932, in uniforme militare a cavallo. L’evento rientrava nelle celebrazioni del decennale della marcia su Roma. La nuova arteria prese il nome di “Via dell’Impero” per commemorare l’Impero Romano, al quale il Fascismo si ispirava nell’ideologia e nella simbologia. Questo nome fu poi esteso anche a “Via dei Trionfi”, l’attuale Via di San Gregorio che partiva dal Colosseo e raggiungeva in Circo Massimo.

Via dell'Impero, Mussolini a cavallo di fronte al Colosseo
Via dell’Impero, Mussolini a cavallo di fronte al Colosseo

Via dell’Impero divenne rapidamente il centro delle parate della Milizia e del partito fascista. Era intesa non solo come una soluzione urbanistica per fluidificare il traffico e collegare le aree in espansione, ma soprattutto come un polo moderno per la promozione del regime al potere. Era un’arteria funzionale alle celebrazioni del regime e, insieme a Via del Teatro di Marcello (allora Via del Mare), avrebbe dovuto collegare la città al litorale.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la strada assunse l’attuale nome di Via dei Fori Imperiali

La Via Imperiale

Negli anni successivi, via dell’Impero deviò dal suo tragitto originario verso San Giovanni e i “Monti” dei Castelli romani e dal Circo Massimo, nel 1939, venne inaugurato il troncone da Piazza del Circo Massimo a Piazza Numa Pompilio passando di fronte alle Terme di Caracalla. Il progetto prevedeva “la via più grande del mondo” che doveva congiungere Roma con il litorale laziale (l’odierna Cristoforo Colombo).

La Via Imperiale era quindi un progetto separato ma concettualmente legato, fu concepita come unione tra la “Roma imperiale” antica e la “Roma fascista” nuova, proiettando verso il mare il quartiere dell’Esposizione Universale (E42). La Via Imperiale era vista come un asse principale con porte a Nord (verso Roma) e a Sud (verso il mare) nel piano regolatore dell’E42.

Via dell'Impero conclusa
Via dell’Impero conclusa

Il Palazzo del Littorio o Casa Littoria

Lungo via dell’Impero doveva sorgere anche il Palazzo del Littorio, una delle più ambiziose iniziative urbanistiche e architettoniche del regime fascista a Roma. L’intenzione era di erigere un edificio monumentale che celebrasse il Partito Nazionale Fascista e la sua ideologia, ospitando i suoi uffici amministrativi, spazi cerimoniali e di adunanza per eventi e celebrazioni del partito e la Mostra della Rivoluzione Fascista in forma permanente.

Per la progettazione di un’opera di tale importanza, furono banditi due diversi concorsi di architettura a partire dal 1933. Il primo concorso, un anno dopo il grande sventramento e l’apertura dell’arteria, nel 1933, raccoglie cento progetti, ma non è aggiudicato. E il secondo, del 1937, è vinto da Enrico Del Debbio, Vittorio Morpurgo e Arnaldo Foschini; ma nel frattempo, la sede si è spostata: è finita su viale Aventino; poi, muterà di nuovo, e si trasferirà nel Foro Mussolini, l’attuale Foro Italico: è la Farnesina, oggi sede del ministero degli Esteri.

La Farnesina, palazzo del Ministero degli Affari Esteri
La Farnesina, palazzo del Ministero degli Affari Esteri
Progetto per la Casa Littoria - Enrico Del Debbio, Vittorio Morpurgo e Arnaldo Foschini
Progetto per la Casa Littoria – Enrico Del Debbio, Vittorio Morpurgo e Arnaldo Foschini
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